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Costruire archi di parabola

11 Gen

Per utilizzare una curva nel linguaggio GDL al fine di costruire oggetti, conviene scriverla in forma
parametrica. Come parametro si utilizza un ipotetico valore temporale t, immaginando che si tratti
dell’equazione del moto di un punto materiale che si muova da Po=(xo,yo) per t=0 fino a
Pf=(xo,yo) per t=1. Con questo metodo si possono costruire sia curve piane in 2D che
sghembe in 3D.
Nel caso della parabola conviene servirsi della formula di Bézier di grado 2, a 3 nodi, dove il nodo
intermedio Pi è il punto di incontro delle tangenti in Po, Pf.

Costruire archi di parabola

Reticoli deformabili

4 Gen

La versatilità della programmazione GDL permette di sfruttare le funzioni matematiche per creare reticoli che possono essere deformati a piacere. Utilizzando tali reticolo si possono costruire immagini sul tipo dell’Optical art.

.

Al seguente link si trova il PDF con tutte le immagini in formato vettoriale.

reticolo deforrmabile_(0-20)

Ai seguenti link è possibile caricare alcuni capitoli del mio nuovo libro:

ARTE OTTICA DIGITALE parte prima

proiezione stereografica

prospettive distorte

Derivate e integrali di curve in GDL

3 Dic

Per sfruttare appieno le potenzialità del GDL conviene pure considerare lo studio
delle funzioni matematiche, che il programma riesce poi a tradurre in immagini.
In questo caso il fine di tale studio non dovrebbe tanto essere quello di considerare
le proprietà di determinate funzioni matematiche a partire dalla loro formulazione
astratta, ma piuttosto quello di utilizzare funzioni matematiche note per manipolarle
al fine di delineare e costruire forme utili alla progettazione. Costruire curve
mediante mezzi intuitivi o per punti produce forme meno regolari di quelle prodotte
da algoritmi matematici, inoltre in determinati casi è necessario definire appunto
algoritmi e applicare poi questi per definire le forme. Ad esempio la catenaria per un
ponte sospeso non può essere stabilita in via intuitiva.

Ho elaborato un PDF sul tema, scaricabile al link:

GDL

EDITAZIONE GRAFICA

12 Mag

Permette di variare i parametri mediante trascinamento con il mouse. Nel caso di forme complesse, come le curve di Bézier, rende possibile determinare la forma ricercata direttamente in pianta (o nello spazio) senza necessità di aprire e chiudere l’oggetto per intervenire manualmente sui parametri. In altri termini permette di realizzare una interfaccia intuitiva per l’oggetto parametrico.

Il seguente link apre un file PDF con gli studi e le ricerche sul tema

GRAPHICAL EDITING

Gli oggetti relativi possono essere scaricati dal forum di discussione, iscrivendosi, alla sezione GDL

http://www.archiradar.it/

Ho pure applicato l’editazione grafica alla costruzione prospettica nell’oggetto:

edita prospettive.gsm

 

Questo oggetto permette di costruire in 2D reticoli prospettici frontali di prospettive piane e curve, con riquadri del tipo poly2 che possono essere facilmente rielaborati da un programma di grafica vettoriale. Questi reticoli prospettici potrebbero servire per realizzare manualmente disegni in prospettiva curva, dopo aver stampato la tipologia e la relativa configurazione che risulta più adatta allo scopo. L’editazione grafica permette di valutare diversi risultati con il semplice trascinamento. Accludo il link di un file PDF che spiega come utilizzare l’oggetto ed illustra le varie possibilità che questo offre, con esempi di grafica vettoriale:

 

Prospettive curve

Notizie più dettagliate sulle varie tipologie prospettiche si trovano nel mio libro:

Marco Masetti

LA PROSPETTIVA E LA COSTRUZIONE DELLO SPAZIO FIGURATIVO

Editore youcanprint, 2014, 354 pagine, ISBN 978-88-911307-0-9

https://www.bookrepublic.it/book/9788891154750-la-prospettiva-e-la-costruzione-dello-spazio-figurativo/?cv=1

 

Cilindroidi con base superiore inclinata

5 Giu

Presento qui alcuni esercizi basati su una primitiva di forma cilindrica con basi piane. La superficie laterale, essendo triangolata, può essere deformata a piacere. Questo tipo di primitiva, relativamente semplice, non è prevista nelle forme GDL preconfezionate.  Può servire per costruire superfici a tubo di ogni forma, compresi fusti scanalati con entasis o rigonfiamento.

Maggiori dettagli potete leggerli nel file PDF allegat:

Cilindroide con basi inclinate

cilindroide prim3_es (1) cilindroide prim3_es (2) cilindroide prim3_es (3) cilindroide prim3_es (4) cilindroide prim3_es2 (1) cilindroide prim3_es2 (2) cilindroide prim3_es2 (3) cilindroide prim3_es2 (4) cilindroide prim3_es2 (5) cilindroide prim3_es2 (6) cilindroide prim3_es2 (7) cilindroide prim3_es3 (1) cilindroide prim3_es3 (2) cilindroide prim3_es3 (3) cilindroide prim3_es3 (4) cilindroide prim3_es3 (5) cilindroide prim3_es3 (6) cilindroide prim3_es3 (7) cilindroide prim3_es3 (8) cilindroide prim3_es3 (9) cilindroide prim3_es3 (10) cilindroide prim3_es3bis (1) cilindroide prim3_es3bis (2) cilindroide prim3_es3bis (3) cilindroide prim3_es3bis (4) cilindroide prim3_es3bis (5) cilindroide prim3_es3bis (8) cilindroide prim3_es3bis (9) cilindroide prim3_es3bis (10) cilindroide prim3_es3bis (11) cilindroide prim3_es3bis (12) cilindroide prim3_es3bis (13) cilindroide prim3_es3bis (14) cilindroide prim3_es3bis (15) cilindroide prim3_es3bis (16) cilindroide prim3_es3bis (17) cilindroide prim3_es3bis (18) cilindroide prim3_es3bis (21) cilindroide prim3_es3bis (22) cilindroide prim3_es3bis (23) cilindroide prim3_es3bis (24) cilindroide prim3_es3bis (25) cilindroide prim3_es3bis (26) cilindroide prim3_es3bis (27) cilindroide prim3_es3bis (28) cilindroide prim3_es3bis (29) cilindroide prim3_es3bis (30) cilindroide prim3_es3bis (31) cilindroide prim3_es3bis (32) cilindroide prim3_es3bis (33) cilindroide prim3_es3bis (34) cilindroide prim3_es3bis (35) cilindroide prim3_es3bis (36) cilindroide prim3_es3bis (37) cilindroide prim3_es3bis (38) cilindroide prim3_es3bis (39) cilindroide prim3_es3bis (40) cilindroide prim3_es3bis (41) cilindroide prim3_es3bis (42)

Curve smorzate tramite riduzione prospettica

1 Giu

Le curve matematiche risultano più regolari rispetto quelle tracciate manualmente, anche servendosi del calcolatore mediante una interfaccia. Per ottenere un effetto di riduzione prospettica a partire da  una curva matematica data, ci sono diversi metodi. Nel PDF allegato sono mostrati due diversi tipi di compressione omologica, una che usa l’arcotangente e l’altra basata sulla prospettiva lineare.

cerchio_scorcio_atn.gsm

elica_scorcio_atn_1.gsm

elica_scorcio_atn_2.gsm

elica_scorcio_prosp.gsm

sinus_scorcio_atn.gsm

sinus_scorcio_prosp.gsm

Gli oggetti li ho inseriti della cartella:      PROSPETTIVE \curve scorciate

La riduzione applicata alla curva sinus è stata utilizzata per le linee meridiane degli oggetti in figura, ottenuti variando i parametri dell’oggetto :

CONI PRISMI\PRIMITIVE coni prismi\ cilindro paralleli_cavo.gsm

Tutti gli oggetti GDL utilizzati possono essere scaricati dai forum di discussione:

http://www.archiradar.it

http://tech.groups.yahoo.com/group/GDLTalk/files/

cilindro paralleli_cavo (1) cilindro paralleli_cavo (2) cilindro paralleli_cavo (3) cilindro paralleli_cavo (4) cilindro paralleli_cavo (5) cilindro paralleli_cavo (6) cilindro paralleli_cavo (7) cilindro paralleli_cavo (8) cilindro paralleli_cavo (9) cilindro paralleli_cavo (11) cilindro paralleli_cavo (12) cilindro paralleli_cavo (13) cilindro paralleli_cavo (14) cilindro paralleli_cavo (15) cilindro paralleli_cavo (16) cilindro paralleli_cavo (17) cilindro paralleli_cavo (18)

Compressione omologica di curve

La prospettiva e la costruzione dello spazio figurativo

18 Apr

Ho pubblicato un libro, frutto di diversi anni di studio.

E’ un libro dal taglio molto tecnico. Forse interesserebbe più all’estero che qui in  Italia,dove la cultura sta sotto la suola delle scarpe e la prospettiva nemmeno si insegna più. Ma occorrerebbe tradurlo in inglese.

Questo articolo lo puoi ritrovare anche nel seguente blog:

http://marcomasettiprospettico.wordpress.com/

cover

 

ISBN/9788891130709

http://it.nicebooks.com/ISBN/9788891130709

q1

q

Questo testo, pubblicato nel 2014, descrive i metodi geometrici volti a realizzare prospettive, sia piane che curve, tentando di risolvere, in via analitica, la dialettica che storicamente ha contrapposto due tipi di prospettiva: quella lineare, riscoperta e sistematizzata nel Rinascimento, e quella curvilinea, legata all’ottica e al dato intuitivo. Vengono trattati in modo approfondito diverse tipologie prospettiche: piana, cilindrica, conica e sfericaDopo avere consideratole specificità relative ad ogni tipologia, si presentano le costruzioni necessarie per disegnare, con riga e compasso, le varie tipologie prospettiche ridotte sul piano: prospettive cilindrica e conica sviluppate, prospettiva ortografica, prospettiva stereografica e prospettiva sferica a distanza ravvicinata. Il testo è arricchito con tavole realizzate dall’autore e vengono fatti riferimenti alla tecnica fotografica. Accludo un file PDF che mostra parte dell’ultimo capitolo, dove si elencano le formule matematiche utili per costruire con il calcolatore le diverse tipologie di prospettiva.

15

LA PROSPETTIVA (il link apre il documento PDF con le formule)

 

appunti (5)topolog (2)topolog (3)topolog (4)topolog (5)topolog (6)

 

Edwards1

Edwards2

 

106 105 104 103 102 101 100 99 98

97

93 90 83 78 77

71

68 62 58 56 55 48 47 45 44 36 31

109 112 117 124 126 131 132 133 135 143 144 145 146 155 scacch. sottomoduli pr.stereo Senza Titolo Senza Titolo2 Senza Titolo3

129 b 130 b 131b

132 (2) 133 b 134 b

cilindro (2)ridottoimg067 img226 img229 img252

img256

img262 img281 Sangio sign Giulia

stereo (9)ridotta

tav  (8) tav  (9) tav  (45) tav  (47) tav  (48) tav  (50) tav  (52) tav  (56) tav  (59) tav  (66) tav  (70)

tav  (75)

PREFAZIONE

La prima parte e la seconda parte del volume sono ricavate dalla tesi di diploma in Scenografia che presentai nell’anno 1986 presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.   Questa tesi aveva come titolo:

La prospettiva e la costruzione dello spazio pittorico.  La tesi era composta di due tomi. Il primo, storico, presentava lo sviluppo della rappresentazione dello spazio dall’antichità al Rinascimento. L’altro tomo, di carattere strettamente geometrico, trattava sotto l’aspetto teorico e descrittivo diverse tipologie  di prospettiva: piana, cilindrica, conica e sferica.  Nella tesi veniva affrontata la dialettica tra due tipi di costruzioni:  quella lineare, riscoperta e sistematizzata nel Rinascimento, e quella curvilinea, legata all’ottica e al dato intuitivo. Mentre storicamente i due tipi di prospettiva, quella lineare e quella curva o sintetica, sono legati a fattori culturali diversi, dal punto di vista scientifico non c’è differenza sostanziale tra prospettive piane e curve. Si tratta di metodi diversificati per rappresentare lo spazio su un supporto bidimensionale, ma le premesse logiche sono le stesse. Anzi si può considerare la prospettiva piana come un caso particolare della costruzione sferica, che costituisce la tipologia più generale della prospettiva stessa.

Negli anni successivi al diploma in Scenografia, specialmente negli assolati ed afosi mesi estivi, libero da impegni, ho continuato a meditare sulla geometria e sulla prospettiva. Infatti sono riemersi in me quei concetti che mi instillò, in precedenza, l’emerito professore Bruno d’Amore, nel corso univeritario di geometria presso il biennio di ingegneria, che poi accantonai.

Non mi risulta che nei decenni trascorsi dall’elaborazione di questa mia tesi, siano stati pubblicati trattati esaurienti su questo argomento.  Attualmente, anzi, nell’insegnamento dei licei artistici, si sta trascurando anche lo studio della prospettiva comune, dato che a causa della recente riforma, le discipline geometriche si insegnano, per poche ore, soltanto nel biennio iniziale.

L’emerito professore Silvano Chinni, recentemente scomparso, uomo di grande finezza e sensibilità, di fronte a un lavoro così ponderoso, mi mise in guardia, dicendomi: “Attenzione: essere troppo bravi è pericoloso!”.   Con il tempo mi resi conto della saggezza di questo consiglio. Una volta diplomato, infatti, mi fu proposto un lavoro di spazzino, che rifiutai. Partecipai a diversi concorsi, ma ebbi solo l’occasione di svolgere una supplenza di Scenotecnica all’Accademia di Belle Arti di Urbino.  Pertanto mi adattai, inizialmente, a fare il maestro elementare presso scuole di campagna.  Infatti successe che, per terminare questa tesi, venni “bocciato” al quarto anno, dato che, all’ epoca, l’Accademia di Belle Arti funzionava come una scuola superiore e non esisteva il “fuori corso”. Non solo, ritenendo che fosse bastata la frequenza dell’anno precedente, rischiai di essere estromesso definitivamente dall’Accademia per troppe assenze.  Per di più, se non fossi riuscito a giustificare le assenze, non avrei più potuto iscrivermi  ancora all’Accademia di Bologna perché, come succede alle scuole medie, non era possibile farsi bocciare nello stesso istituto per più di due volte consecutive.  Infine, a causa di questo ritardo, non potei partecipare al concorso a cattedre per le scuole superiori, che uscì quell’anno. Riuscii soltanto a partecipare ad un concorso per assistenti di Scenografia a Bari, dove fui inserito in graduatoria.  Tale graduatoria fu poi curiosamente annullata da un successivo analogo concorso, dove la nuova graduatoria fu invece mantenuta aperta per tempo indeterminato. Non furono da allora più svolti concorsi per esami.

 

Indice degli argomenti:

Parte prima

LA PROSPETTIVA NELLE CODIFICAZIONI GEOMETRICHE

INTUIZIONE E GEOMETRIA NELLA COSTRUZIONE DELLO SPAZIO FIGURATIVO

LA TEORIA DELLA PROSPETTIVA

GENERALIZZAZIONE DEL CONCETTO DI PROSPETTIVA

LA COSTRUZIONE LINEARE: DEFINIZIONE E RIFERIMENTI

LE PROIEZIONI PARALLELE: PROIEZIONI ORTOGONALI E ASSONOMETRIA

IL CAMPO VISUALE NELLA PROSPETTIVA LINEARE

LA COSTRUZIONE CILINDRICA: DEFINIZIONE E RIFERIMENTI

IL CAMPO VISUALE NELLA PROSPETTIVA CILINDRICA

RAPPRESENTAZIONI PIANE DELLA COSTRUZIONE CILINDRICA

LA COSTRUZIONE CONICA: DEFINIZIONI

IL CAMPO VISIVO DELLA PROSPETTIVA CONICA

RAPPRESENTAZIONI PIANE DELLA PROSPETTIVA

LA COSTRUZIONE SFERICA: DEFINIZIONI

IL CAMPO VISIVO DELLA PROSPETTIVA SFERICA

PROIEZIONI SUL PIANO DELLA COSTRUZIONE SFERICA

LA PROIEZIONE SFERICA ORTOGRAFICA 51 PROIEZIONI SFERICHE ESTERNE

LA PROIEZIONE SFERICA STEREOGRAFICA

PROIEZIONI SFERICHE INTERNE

ULTERIORI METODI DI RAPPRESENTAZIONE PIANA DELLA SFERA

NATURALITÀ DELLA PROSPETTIVA

Parte seconda

METODI DESCRITTIVI E COSTRUZIONI

LA RAPPRESENTAZIONE FOCALE DELLO SPAZIO CARTESIANO

LA COSTRUZIONE LINEARE

LE PROIEZIONI ASSONOMETRICHE

LA PROSPETTIVA LINEARE PROPRIA

LA TEORIA DELLE OMBRE NELLA PROSPETTIVA LINEARE

L’ANAMORFOSI LINEARE

L’ASPETTO ILLUSIONISTICO DELLA PROSPETTIVA LINEARE

LA PROSPETTICA CILINDRICA

LA PROSPETTICA CONICA

LA PROSPETTIVA SFERICA

PROIEZIONI SUL PIANO DELLA PROSPETTIVA SFERICA

LA PROSPETTIVA SFERICA ORTOGRAFICA

LA PROSPETTIVA SFERICA STEREOGRAFICA

LA PROIEZIONE SFERICA A DISTANZA RAVVICINATA

Parte terza

PROIEZIONI E SPAZI PLURIDIMENSIONALI

PROSPETTIVE SOLIDE PIANE E DEFORMATE

SCENOGRAFIE COSTRUITE CON LA PROSPETTIVA CURVA

PROIEZIONI DALL’IPERSPAZIO

IL CAMPO TOPOLOGICO

Parte quarta

PROSPETTIVE E CALCOLATORI ELETTRONICI

PROSPETTIVE E GEOMETRIA ANALITICA

LA PROSPETTIVA LINEARE

LA PROSPETTIVA CILINDRICA

LA PROSPETTIVA CONICA

LA PROSPETTIVA SFERICA

Parte quinta

FORMULARIO PER COSTRUIRE PROSPETTIVE

PROSPETTIVE BIDIMENSIONALI

TEOREMA FONDAMENTALE SULLA PROSPETTIVA STEREOGRAFICA

OMOLOGIE TRIDIMENSIONALI

CONTRAZIONI SPAZIALI

PROSPETTIVE TRIDIMENSIONALI SU PIANO SFEROIDALE

PROSPETTIVE RESTITUITE

PROSPETTIVE 3D SVILUPPATE

Curve omologiche

12 Ago

Questo “post”, con il medesimo titolo, è stato inserito anche nel forum sugli oggetti GDL
http://www.archiradar.it

Gli artisti italiani del Rinascimento rivoluzionarono il concetto di infinito (∞), come mi spiegò a suo tempo l’emerito professor Pietro Lenzini dell’Accademia di belle Arti di Bologna, forse l’ultimo pittore di pale d’altare esperto di prospettiva scenica.  Bologna, nel passato, con i Bibiena, aveva una scuola di prospettiva invidiata da tutta l’Europa.  Ancora oggi si studiano e si traducono all’estero le opere del Bibiena, come ho constatato nel visitare un sito spagnolo.  A Bologna, dove sono conservati i testi originali, questi rimangono impolverati in biblioteca.   Poi non sono disponibili copie.  Veramente qui in Italia non si investe nulla nella cultura, credendo in questo modo di operare risparmi, in realtà si sprecano le nostre potenzialità. Si dissipa il nostro patrimonio, poi si piange sopra una crisi dovuta principalmente ad ignoranza, avidità e appunto a spreco.

Tramite il concetto di punto di fuga, si passò dall’infinito potenziale all’infinito attuale.  Oggi si tende a trascurare la prospettiva proprio nelle scuole deputate alle arti visive, mentre paradossalmente nelle facoltà di architettura-ingegneria si è ritornati al disegno prospettico realizzato a mano.  Infatti la prospettiva si apprende con il disegno, non con il rendering automatico del computer.  Il computer non fa errori in termini di geometria, ma dal punto visivo sì.  Un allievo mi presentò il rendering prospettico freddo ed esatto di una stanza un po’ squallida, con sul pavimento la proiezione luminosa della finestra aperta. Le ombre di contorni piani su un piano, sono applicazioni del concetto di omologia o di prospettività, se il centro è proprio. A voler essere precisi l’omologia nasce da una prospettività, ove si sovrappongono i due piani di proiezione, che nella prospettività rimangono distinti.    L’omologia era esatta, ma quell’ombra proiettata dalla finestra sullo sfondo era assurda.  Infatti si restringeva verso l’osservatore invece di dilatarsi.

La prospettiva dunque, come le sue applicazioni, utilizza l’infinito come concetto attuale, per cui punti propri e impropri possono scambiarsi.  Per il calcolatore l’infinito semplicemente non esiste.  Come fare dunque per rappresentare curve infinite?  Basta proiettarle in modo da renderle finite.  Questo metodo può servire pure per studiare la forma delle curve e per generarne nuove.

Il disegno a mano è unico e irripetibile, ma è pure approssimativo.  L’interfaccia intuitiva del computer aiuta a generare linee complesse, dove la mano interagisce con il calcolo.  Tuttavia una curva geometrica, generata da una equazione ha una semplicità e una regolarità che non possiedono le curve disegnate.  Gli architetti dovrebbero tenerne conto.

La prospettività si può dunque considerare come un caso di proiezione prospettica tra due piani effettuata da un punto di vista.  Su un piano si disegna un forma, poi questa viene proiettata dal centro, esterno al piano, su di un altro piano.  Proiettando o ribaltando i due piani uno sull’altro, si ha l’omologia. Un caso di omologia è la prospettiva di un pavimento, con il suo ribaltamento lungo la linea di terra, che corrisponde all’asse dei punti uniti dell’omologia.  Se si collegano con rette i punti corrispondenti del pavimento ribaltato e della sua prospettiva, i collegamenti vanno a concorrere in un unico punto che è il centro dell’omologia.  Questo centro si può considerare come la proiezione o il ribaltamento sul quadro del punto di vista.

Dato che l’omologia nasce storicamente e logicamente dalla prospettiva, consideriamo i due piani come ortogonali, uno è il pavimento PO l’altro il quadro trasparente PV.  Sia h l’altezza dell’osservatore su PO e d la sua distanza da PV. La linea di intersezione LT tra i due piani è l’asse x dell’omologia, l’asse y è la verticale posta di fronte all’osservatore, per cui il punto di fuga principale ha coordinate (0,h).   Chiamiamo asse y anche il ribaltamento di y sul pavimento PO.  Per evitare confusione nelle formule aggiungiamo un apostrofo alle coordinate relative ai punti giacenti su PV o quadro.

Un punto (x’,y’) su PV viene pertanto proiettato su PO in (x,y)

Formula (1) per ricavare la forma oggettiva sul pavimento dell’oggetto disegnato in prospettiva sul quadro:

x= h*x’/(h-y’)

y= d*x’/(h-y’)

Da notare che per y’=h il denominatore si annulla, perché il punto prospettico si trova sull’orizzonte LO e il suo corrispondente è un punto improprio. In questo caso si tratterebbe di un punto di fuga.

Formula (2) per ricavare la prospettiva sul quadro della forma oggettiva sul pavimento:

x’= d*x/(d+y)

y’= h*y/( d+y)

In questo caso il denominatore si annulla per y=-d, perché il punto oggetto si trova sul piano proiettante parallelo al quadro. Questi punti dello spazio, posti ad un angolo di visuale di 90°, non possono essere rappresentati sul quadro.

Il problema nel tradurre in uno script forme di estensione infinita, nasce, come si è detto, dal fatto che il computer non può riconoscere il concetto di infinito attuale, ma solo quello di infinito potenziale, inteso come possibile aumento del valore di parametro.  Supponiamo di voler suddividere l’asse y su PO in modo che punti corrispondenti su PV siano equidistanti.

L’asse y’ su PV avrebbe questa suddivisione dal basso verso la linea d’orizzonte a quota h:

for i=0 to m

y’=h/m*i

next i

Applicando la formula (1) si ricava:

for i=0 to m-1    !formula (3)

y=d*i/(m-i)

next i

Naturalmente bisogna escludere l’ultima coordinata, con m=1, che corrisponde a y’=h.

La distanza tra i punti di questa successione aumenta con progressione geometrica, in modo che si annulla poi sul quadro la riduzione prospettica, per cui i punti appaiono equidistanti.

Però a noi non interessa tanto suddividere l’asse y di PO, ma piuttosto l’asse x.

Infatti una curva su PO si esprime solitamente con y=y(x) e non con x=x(y).  Se la curva ha estensione infinita anche in orizzontale non potremo trasformarla con l’omologia nella sua interezza, se non riusciamo a comprimere l’asse x.

Applicando anche per l’asse x una formula analoga alla (3) si ricava:

for i=1 to 2*m-1    !formula (4)

x=p/2*(i-m)*( (1-sgn(i-m))/i + (1+sgn(i-m))/(2*m-i) )

next i

La formula è più complessa perché comprende anche il semiasse negativo, per cui in realtà è divisa in due parti, che si annullano ove conviene tramite sgn(i-m) che vale -1 per i<m e 1 per i>m.  Inoltre si è sostituito d con p, dato che la suddivisione di x è indipendente dall’asse y.  Con valori di p alti i vertici scorrono verso gli estremi, cioè nella trasformata verso i punti di fuga: con valori bassi aumenta la risoluzione della parte inferiore della curva prospettica

Per verificare se i risultati sono corretti, prima applichiamo la (3) ad una parabola:

y=x^2

x=sqr(y)

La parabola si chiude all’infinito, per cui il suo punto di fuga è il punto principale (0,h)

Lo script seguente dovrebbe generare non la parabola, ma una semiellisse tangente alla LO.

h=2

d=2

m=36

for i=0 to m-1

y=d*i/(m-i)

x=sqr(y)

xx= d*x/(d+y)    !formula (2): dal PO al PV

yy= h*y/( d+y)

put xx,yy

next i

put  0, h      !punto di fuga

poly2    nsp/2, 1+4  , get (nsp)

 

Utilizziamo ora una iperbole con vertici sull’asse y per verificare i risultati della formula (4)

y=b/a*sqr(a^2+x^2)-d

Il centro dell’iperbole deve essere sul piano proiettante parallelo al quadro PV, altrimenti si ha una porzione di ellisse inferiore alla metà

Lo script è il seguente:

a=1

b=2

h=2

d=2

p=1

m=36

put  -d*a/b, h      !punto di fuga sinistro

for i=1 to 2*m-1    !formula (4)

x=p/2*(i-m)*( (1-sgn(i-m))/i + (1+sgn(i-m))/(2*m-i) )

y=b/a*sqr(a^2+x^2)-d

xx= d*x/(d+y)    !formula (2): dal PO al PV

yy= h*y/( d+y)

put xx,yy

next i

put  d*a/b, h      !punto di fuga destro

poly2    nsp/2, 1, get (nsp)

 

A questo punto qualcuno si chiederà: a cosa serve questa complicazione. Forse mi domanderebbe: non avremmo fatto prima a costruire subito una ellisse?  Che bisogno c’era di costruire parabole o iperboli per avere ellissi?   La risposta è in un film di Stanlio e Ollio, dove sono travestiti da scolaretti con il classico cono di cartone e le orecchie da asino.  La cultura, lo studio, non ha solo fini pratici, questo lo insegnavano già gli antichi greci e dovrebbe insegnarlo la scuola.  Ogni materia, compresa la geometria e la matematica, hanno in sé una bellezza che prescinde dal suo utilizzo:  “Fatti non foste per esser come bruti!” scriveva Dante.  La tecnologia va avanti, ma i comportamenti sociali sembrano andare all’indietro: per certi versi ci stiamo comportando come trogloditi. Al posto della musica che ha raggiunto i suoi livelli più raffinati nel 1800, si picchia con il bastone su fusti di benzina, si circola mezzi nudi pieni di tatuaggi e con anelli al naso, non si dipingono quasi più pale d’altare ma si produce merda d’artista, anche se inscatolata, e questo non è certo il peggio. Almeno i nostri avi cavernicoli hanno rispettato la natura, permettendoci di essere ancora qui.

Le curve coniche sono le uniche curve algebriche che si trasformano una nell’altra mediante trasformazioni proiettive come l’omologia.  Inoltre sono semplici da costruire direttamente.  Quando si passa ad ordini superiori, come per le cubiche o per curve di ordine maggiore, si creano diverse famiglie di curve all’interno del medesimo ordine.  Soltanto all’interno di una stessa famiglia è possibile ricavare una curva dall’altra mediante proiezioni, ma non è possibile ottenere in questo modo gli altri tipi.  Inoltre le curve del terzo e quarto ordine possono essere sghembe.  Le coniche sono sempre piane.

Le curve del quarto ordine si studiano normalmente nei corsi di disegno geometrico, in quanto alcuni tipi si possono ottenere dalle intersezioni di cilindri rotondi.

Costruire una equazione traducibile nel linguaggio GDL di una curva chiusa del quarto ordine è piuttosto complesso. E’ possibile farlo per curve con assi di simmetria, altrimenti l’equazione non si risolve rispetto a una variabile.  Si creano infatti equazioni di terzo e quarto grado, anche solo nel cercarne le intersezioni con gli assi.  La soluzione algebrica di questi tipi di equazioni fu fornita già nel 1500 da Scipione dal Ferro e credo da Tartaglia, ma poi occorre scomodare i numeri complessi e la soluzione effettiva può essere data solo per approssimazioni.  I numeri complessi richiedono qui di risolvere la trisecazione di un arco, salvo casi particolari. La trisecazione di un arco è un problema che ha assillato per generazioni gli antichi matematici e non si risolve in modo elementare, come la quadratura del circolo.  Oltre il secondo grado le cose si complicano parecchio. Occorre studiare vie traverse, come appunto la deformazione proiettiva.

La curva algebrica del quarto ordine più semplice è la parabola di ordine 4, ottenuta eguagliando a y un polinomio di grado 4.

La sua forma più elementare presenta il solo monomio di grado 4:

y=a1*x^4

ma non è una curva interessante, essendo un semplice arco come la parabola comune.

Vogliamo allora creare una ammaccatura aggiungendo un monomio di grado 2 con segno negativo:

y= a1*x^4- a2*x^2

A questo punto vediamo il risultato:

a1=.5

a2=1

h=3

d=5

p=1

m=90

for i=1 to 2*m-1    !formula (4)

x=p/2*(i-m)*( (1-sgn(i-m))/i + (1+sgn(i-m))/(2*m-i) )

y= a1*x^4- a2*x^2

xx= d*x/(d+y)    !formula (2): dal PO al PV

yy= h*y/( d+y)

put xx,yy

next i

put  0, h      !punto di fuga unico

poly2    nsp/2, 1+4, get (nsp)

La curva ha la forma di una lancia o di un cuore rovesciato.

Aumentando a2 rispetto a1 aumenta la divaricazione e la lunghezza delle protuberanze inferiori, ma a2 non può essere aumentato troppo, perché rischia di portare la curva sotto i piedi dell’osservatore, dove si creerebbero punti impropri, con messaggio di errore.

Aumentando a1 rispetto a2 diminuisce l’effetto dell’ammaccatura che scompare per a1=0

Aumentando a1 la curva si stringe e con valori bassi si allarga. Questo perché a1 è legato alla pendenza della curva, che cresce con valori alti.

Dato che la curva si chiude all’infinito, dal punto di vista geometrico LO risulta tangente alla sua trasformata, anche se visivamente non è chiaro per la forma appuntita.

Applicando a questa curva una omologia non più sull’asse y , ma lungo l’asse x e in senso inverso, si crea una asimmetria. La formula (1) viene corretta in questo modo nella formula (5):

x= d*x’/(h-x’)  !formula (5): dal PV al PO

y= h*y’/(h-x’)

Questa operazione crea un asse limite in corrispondenza della retta di equazione x’=h, portando all’infinito i rispettivi punti e trascinando tutti gli altri.  Quelli posti sull’asse y non si muovono,

Non essendo però in grado di calcolare la larghezza della curva e quindi la distanza appropriata per evitare la creazione di punti impropri, occorre procedere per tentativi con valori di h alti, ovvero occorre visionare la curva precedente per porre l’asse limite alla sua destra.

a1=1

a2=1

h=1 !altezza omologia su y

d=2 !distanza omologia su y

hx=3 !altezza omologia su x, posizione nuovo asse limite

dx=2 !distanza omologia su x

p=1  !la variabile p può coincidere con d oppure no, fa variare le distanze relative fra i punti

m=36

for i=1 to 2*m-1    !formula (4)

x=p/2*(i-m)*( (1-sgn(i-m))/i + (1+sgn(i-m))/(2*m-i) )

y= a1*x^4- a2*x^2

xx= d*x/(d+y)    !formula (2): dal PO al PV

yy= h*y/( d+y)

xp= dx*xx/(hx-xx)  !formula (5): dal PV al PO

yp= hx*yy/(hx-xx)

put xp ,yp

next i

put  0, h      !punto di fuga unico , non si sposta perché sull’asse y

poly2    nsp/2, 1, get (nsp)

 

Le curve del terzo ordine, come tutte le curve algebriche di ordine dispari, compresa la retta, si chiudono soltanto all’infinito, subendo una torsione a causa del fatto che il piano improprio presenta una sola faccia come il nastro di Moebius.  Pertanto non possono chiudersi, nella loro interezza, nel piano euclideo, a differenza delle curve algebriche pari. Tuttavia è possibile considerarne solo una parte.

Come esempio consideriamo la funzione algebrica fratta:

y=1/( a^2-x^2)

è una curva del terzo ordine, costituita da due archi esterni simmetrici a forma di iperbole e di una curva compresa tra due asintoti di equazione x=a e x=-a.  Le iperboli esterne puntano all’infinito in basso, mentre la parabola schiacciata intermedia punta all’infinito verso l’alto, con la convessità verso il basso. Il suo massimo relativo è sull’asse x, con ordinata y=1/(a^2).

Per averla tangente all’asse x la abbassiamo:

y=1/( a^2-x^2)- 1/(a^2)

In questo caso x varia semplicemente nell’intervallo [-a,a].

La trasformata omologica della porzione di curva del terzo ordine è generata dallo script:

 

h=2

d=3

m=36

a=1

for i=1 to m-1

x=2*a/m*i-a

y=1/( a^2-x^2)- 1/(a^2)

xx= d*x/(d+y)    !formula (2): dal PO al PV

yy= h*y/( d+y)

put xx,yy

next i

put  0, h      !punto di fuga

poly2    nsp/2, 1+4  , get (nsp)

Il risultato è una goccia o un petalo. Il motivo è dovuto al fatto che il punto improprio è un cappio, infatti la curva dovrebbe proseguire. In questo caso LO non è tangente nel punto di fuga.

 

Infine consideriamo il seguente caso:

data la funzione y=y(x) di cui consideriamo definita la parte entro l’intervallo [0, ∞],

vogliamo comprimerla tramite l’omologia entro un intervallo [0,h].   In questo caso si tratta di realizzarne la prospettività su PV, considerando la curva iniziale come tracciata su PO.  Quindi occorre servirsi della formula (2), scambiando gli assi x e y, per cui otteniamo l’inversa della formula (5).

x’= h*x/( d+x)                                   !formula (6): dal PO al PV

y’= d*y/(d+x)

Inoltre le suddivisioni su x+ devono allargarsi secondo la progressione geometrica, per avere una distribuzione uniforme dei punti nella trasformata omologica (altrimenti si accumulerebbero in vicinanza di x=0 e si diraderebbero verso x=h).

Lo script finale è il seguente:

h=2

d=2

a=1

k=1

p=2 !valore dell’intervallo, se p=d gli intervalli della prospettiva saranno uguali

m=36

for i=0 to m-1

x=p*i/(m-i)

y=k/(x^2+a)

xx= h*x/( d+x)                                   !formula (6): dal PO al PV

yy= d*y/(d+x)

put xx,yy

next i

put  h, 0      !punto di fuga

poly2    nsp/2, 1 , get (nsp)

line2 0,k/a,h,0

 

La curva che è stata utilizzata:

y*(x^2+a)-k=0

è algebrica del terzo ordine. Ha la forma di una campana, con estensione infinita, con y come asse di simmetria. L’asse x è un suo asintoto, i valori delle y sono sempre positivi. Il valore massimo è k/a.

La curva originaria ha in x=0, nel punto di massimo, una tangente orizzontale, ma per effetto della prospettiva la tangente della curva trasformata punta verso la fuga principale (h,0).

La linea inserita serve per verificare che quella è la nuova direzione della tangente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prospettive

28 Lug

Presento in ordine sparso gli oggetti GDL relativi alla prospettiva ed alle distorsioni prospettiche piane

Curve algebriche e sella di scimmia

28 Lug

L’idea di questo fumetto risale all’estate torrida del 2002, quando il calore del solleone surriscalda anche il cervello.  In quella estate ho provato a studiare la forma delle curve del terzo e quarto ordine, esprimibili con equazioni rispettivamente del terzo e quarto grado in x,y sul piano cartesiano. Le equazioni di secondo grado forniscono le curve coniche, studiate a livello intuitivo già dall’antico greco Apollonio.   Le coniche sono tutte ottenibili dalla trasformazione proiettiva di una unica curva semplice, la circonferenza.   Così non è per le curve algebriche di ordine superiore, che non derivano dalla proiezione di una unica curva. Tuttavia tali curve algebriche possono essere suddivise in gruppi, in quanto pure loro si possono ottenere da un numero limitato di curve, applicando la trasformazione proiettiva mediante una omologia. A seconda di come è disposto l’asse limite rispetto la curva originaria, si otterranno nuove tipologie, come accade appunto per la circonferenza.   Se le curve possono essere trasformate una nell’altra tramite l’omologia, allora apparterranno alla stessa famiglia.  Un’altra possibile suddivisione, che è quella proposta dalla prima parte del fumetto, si riferisce al concetto di conica degenere: infatti le curve coniche possono degenerare in tre tipi di coniche degeneri: punto, retta, coppia di rette secanti che corrispondono a ellisse, parabola, iperbole. In maniera analoga si può studiare come degenerano le curve del terzo e quarto ordine.

Inoltre ho provato a dedurre una equazione per la sella di scimmia, di cui parlava nel corso di geometria il professor Bruno D’Amore, assieme a tante altre cose veramente curiose e stimolanti. La sella di scimmia deve presentare un avvallamento per la coda, quindi la sua sezione orizzontale deve essere costituita da tre archi. Occorre pertanto una curva analoga alla iperbole, ma con tre rami invece di due. Tale tipo di curva può essere costruita con una equazione del terzo grado.

La deduzione finale è che le curve del terzo ordine presentano sempre tre flessi, oppure un flesso più una cuspide o un flesso più un occhiello. Sul piano euclideo non possono chiudersi. Un occhiello e una cuspide equivalgono a due flessi. Le curve del terzo ordine si chiudono sempre all’infinito: flessi e cuspidi e nodo dell’occhiello possono essere pure all’infinito. Ricordiamo che anche la retta si chiude all’infinito e che il suo punto all’infinito può essere inteso come un flesso.
Non è possibile chiudere una curva finita con un numero di flessi dispari. Le curve con un numero di flessi dispari si possono chiudere solo all’infinito perché il piano proiettivo ha una sola faccia, essendo ritorto su se stesso come il nastro di Moebius.
Le curve del quarto ordine possono presentare nessuno (ovoide), due (fagiolo) o quattro flessi (pavesino), quindi possono essere chiuse e finite. Poiché una cuspide o un occhiello valgono due flessi, le curve del quarto ordine possono pure avere due flessi e una cuspide (goccia), due flessi e un occhiello (otto o lemniscata). Possono avere anche una o due cuspidi (mela), uno o due occhielli (disposti all’interno) oppure occhiello e cuspide (rivolti all’interno). Le curve del secondo ordine (coniche) non presentano alcun flesso, né finito, né all’infinito.

Il fumetto è rimasto a livello di schizzi, se qualcuno lo volesse impaginare per renderlo pubblicabile, sono a sua disposizione.  Io ho troppe cose per la testa, non posso seguirle tutte.